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Scudo fiscale: la liquidità punta
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di Andrea Curiat

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16 novembre 2009

Lo scudo fiscale potrebbe portare nel 2009 a una crescita del mercato del private banking italiano superiore al 10%, a fronte di un +4% previsto dallo scenario di base. In termini assoluti, l'incremento sarebbe pari a 50 miliardi di euro, cui si andrebbero a sommare i 28 miliardi del "normale" net inflow delle società del settore e i 4 miliardi legati all'effetto performance. Il mercato potenziale raggiungerebbe così un totale di 886 miliardi, tornando di fatto ai livelli del 2007 dopo il crollo del -9,8% registrato nel 2008. In particolare, la raccolta diretta beneficerebbe in misura maggiore del provvedimento, crescendo del +23,80% a fronte di un +7,10% in assenza della misura governativa. La raccolta amministrata e le assicurazioni registrerebbero rispettivamente un aumento pari al +8,2% e +3,8% (contro il +5,5% e il +1,8 per cento). Rilevante la variazione per il risparmio gestito, che in assenza dello scudo avrebbe segnato un semplice +0,10% restando sostanzialmente stabile nell'anno, mentre nel nuovo regime potrebbe vedere gli asset under management crescere del +2,7 per cento. Sono queste le previsioni dell'Associazione italiana private banking (Aipb), che stima così gli effetti del l'introduzione dello scudo fiscale sul mercato potenziale italiano per l'anno in corso.

In particolare, l'analisi Aipb individua anche l'asset mix per tipologia di prodotto delle famiglie con patrimonio superiore ai 500mila euro, restituendo una fotografia accurata dei servizi e degli strumenti privilegiati dalla clientela private (vedi infografica in pagina). I risultati mostrano chiaramente una propensione in favore dei prodotti a più basso rischio o a capitale garantito. In questa fase di crisi, sono i titoli di Stato italiani gli strumenti più gettonati, preferiti dal 73% dei clienti, mentre alta resta la propensione per le azioni italiane e il mattone (69%). In termini di flussi, invece, le assicurazioni attirano il 18% della torta totale; seguite da obbligazioni bancarie e gestioni patrimoniali (ambedue al 16 per cento).

Buona la propensione alla liquidità (11%), mentre le azioni e i fondi restano fermi in coda, con l'8 e il 6% rispettivamente. Articolati i trend di acquisto dei singoli prodotti finanziari. Stando ai dati Aipb, il 96% dei clienti private ha comprato o si è dichiarato interessato ai prodotti del risparmio amministrato, contro il 76% per il risparmio gestito e il 59% per i prodotti assicurativi. Nelle tre categorie, spiccano rispettivamente i titoli di Stato italiani ("desiderati" dal 73% degli intervistati), i fondi di investimento monetari puri (dal 40%) e le polizze vita tradizionali (dal 33 per cento). In forte crescita l'acquisto di azioni italiane (detenute dal 69% dei clienti), mentre resta sempre alto l'interesse per case e beni immobili (un buon investimento secondo il 79% delle famiglie private).

Più in generale, secondo Aipb, lo scenario risulta complessivamente positivo, grazie anche all'effetto dello scudo fiscale. Secondo Bruno Zanaboni, segretario generale Aipb, «il valore degli asset gestiti per la clientela private da parte delle istituzioni specializzate ha registrato a fine 2008 un calo del 5,1% a fronte di un calo internazionale stimato da PricewaterhouseCoopers al 14,7%; da marzo 2009 ha cominciato a registrare un recupero del 2%, un trend che, in assenza di shock imprevisti, dovrebbe allinearsi all'aumento del 4% a fine anno». Stefano Calvi, direttore del client advisory private banking Italy di Vontobel, commenta così gli effetti dello scudo e della crisi sugli asset mix: «In linea di massima la clientela cerca maggiore protezione e trasparenza, nonché minori costi da sostenere. I capitali che rientreranno con lo scudo fiscale rimarranno prevalentemente investiti presso gli operatori di cui ci si è avvalsi per l'operazione. L'ipotesi di reinvestirli in immobili o in aziende, benché sia verosimile, non credo possa riguardare una grande percentuale di soggetti; inoltre non ci saranno grossi cambiamenti nell'asset mix dei portafogli, dato che i clienti continueranno ad avere la stessa propensione al rischio».

«Le gestioni patrimoniali piacciono – dice Carlo Gentili, ad di Nextam Partners Sgr – perché rappresentano la via più semplice e con meno costi occulti per riportare in Italia i patrimoni esteri. Gli istituti bancari cercano di attirare i clienti offrendosi di pagare gli oneri di trasferimento, ma nelle offerte pubblicitarie non vanno a chiarire bene quelle che saranno le spese. Consiglierei anche di prestare attenzione ai bond che dovrebbero ripagare interamente il costo del 5% previsto per il rimpatrio; ho il timore che queste proposte servano a vendere titoli tossici e illiquidi».

16 novembre 2009
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